L‘architettura berlinese degli anni ‘20
Superate le tribolazioni della Grande Guerra, la Germania durante i Goldene Zwanziger – i gloriosi anni Venti – si presenta d'innanzi all'Europa e al mondo intero come una fucina inesauribile di arte e idee. Tra teorie avanguardiste e ricerca, anche l'architettura risente positivamente del gran fermento culturale che si respira nelle maggiori città tedesche. Fra tutte, Berlino diventa la sede ideale per le sperimentazioni più audaci, in un continuo brulicare di innovazioni edilizie e urbanistiche, diventando così il principale teatro delle politiche abitative della Repubblica di Weimar.
Architettura e benessere sociale
Società e cultura sono due vasi comunicanti: il benessere dell'una si riflette sull'altra. Questo appare evidente nella Berlino di questi anni, quando la Repubblica di Weimar, nonostante le gravi difficoltà ereditate dalla guerra, riesce a aggiudicarsi una certa stabilità politica. Tra il 1924 e il 1929, questa parentesi di benessere, sebbene breve, si rivela culturalmente proficua, soprattutto per quanto riguarda la cosidetta "prima arte". È così che l'architettura berlinese degli anni '20 sboccia, incarnando i valori e le contraddizioni socio-economiche del tempo. Un massiccio riassetto urbanistico porta alla formazione della Grande Berlino che arriva ad inglobare anche i quartieri più periferici. Sono esattamente queste aree, fino ad ora considerate marginali, ad attirare le attenzioni della politica edilizia repubblicana, con la creazione di complessi residenziali destinati alle classi lavoratrici. L'architettura diventa così portatrice di valori sociali e promotrice di una nuova idea di aggregazione cittadina, il cui fine ultimo è il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini: al servizio del popolo.
Tutto comincia dall'Espressionismo
L'Espressionismo architettonico è caratterizzato da uno spirito antiaccademico e provocatorio, che risente del fallimento della rivoluzione socialista. Presto si svuota di contenuti ideologici e programmatici, finendo per aderire al modernismo. Uno dei maggiori esponenti di questa corrente tutta tedesca è Hans Poelzing, la cui opera più celebre è il Grosse Schauspielhaus, il Gran Teatro realizzato nel 1919 e oggi perduto a causa della demolizione del 1988. L'edificio conteneva 5000 posti, in una cavea semicircolare sormontata da un'enorme cupola, a sua volta sorretta da archi e stalattiti dal forte impatto plastico e visivo. Oggi, per avere un'idea dello stile espressionista berlinese potete visitare la Chiesa di Hohenzollernplatz dell'architetto Fritz Höger e il complesso WOGA di Erich Mendelsohn. Immaginate queste visite come un ideale tour che prosegue verso le sottostazioni elettriche costruite tra il '24 e il '30 da Hans H. Müller, architetto poco conosciuto che ha però dato un grande contributo all'architettura industriale berlinese. Molte delle originali 40 strutture sono ancora visitabili, come quelle in Richardstrasse e Wilhelmsruh: i loro caratteristici mattoni rossi sono inconfondibili.
Gli albori della modernità e il suo apice
Nella Germania tra le due guerre nasce il Movimento Moderno, fautore di uno straordinario rinnovamento in architettura, urbanistica e design. In esso confluiscono tutte le correnti del periodo, quali il Bauhaus di Walter Gropius, il De Stijl olandese, il Funzionalismo e il Razionalismo. Il Movimento assimila l'esperienza avanguardista reinterpretandola alla luce delle esigenze del vivere moderno. Vengono utilizzati materiali innovativi come acciaio, ferro, vetro e cemento armato. La bellezza dell'edificio non risiede più nelle decorazioni, ma nella sua funzione. Gli architetti affrontano i problemi sociali dell'industrializzazione, giungendo a soluzioni che assumono ben presto portata internazionale. L'architettura berlinese degli anni '20 raggiunge il suo apice modernista con i Siedlungen der Berliner Moderne, nome scelto dall'UNESCO nel 2008 per eleggere a Patrimonio dell'Umanità sei gruppi di residenze. Rappresentano una summa delle nuove esigenze abitative promosse dalla Repubblica, allo scopo di organizzare razionalmente viabilità, servizi e, in definitiva, migliorare le condizioni di vita del ceto medio-basso. Di fatto, i Siedlungen der Berliner Moderne vengono considerati all'unanimità la massima espressione del modernismo di tutta Europa. Di seguito, trovate curiosità e informazioni raccolte da visitBerlin, per permettervi di organizzare il vostro itinerario alla scoperta dei sei Siedlungen berlinesi.
Un tour tra le sei Residenze in stile moderno di Berlino
Il Schillerpark-Siedlung si trova nel quartiere di Wedding. Progettato da Bruno Taut nel 1924, il complesso è costituito da edifici dai tetti piani, che si aprono a cortili, giardini e un'area giochi. L'Hufeisensiedlung, o Großsiedlung Britz, sorge nel quartiere Britz ed è opera di Taut e Martin Wagner. È caratterizzato da una struttura a ferro di cavallo, con ampio giardino interno. L'Onkel-Toms-Hütte è invece la perla modernista del quartiere di Zehelendorf. Costruito tra il '26 e il '32, presenta residenze dai colori vivaci e dai tetti piani. Il Wohnanlage Grellstraβe risale al 1927/28 e si trova nel quartiere di Prenzlauer Berg. È formato da un lungo blocco dall'intonaco bianco che contrasta col laterizio rosso della zoccolatura, il giallo ocra dei telai e il nero delle porte. Nello stesso quartiere sorge l'ampio Wohnstadt Carl Legien, opera di Taut e Franz Hillinger, immerso nel verde nei pressi dell'anello ferroviario. Siemensstadt sorge invece nei pressi del Volkspark Jungfernheide: ognuno dei sei lotti è firmato da un architetto dell'associazione Der Ring, tra i quali spicca Hans Scharoun. Il vostro tour modernista firmato visitBerlin termina infine con un capolavoro assoluto dell'architettura berlinese degli anni '20: il Weiβe Stadt, la città dal bianco incandescente del quartiere di Reinickendorf, progettata da Ahrends, Büning e Salvisberg.